martedì 30 novembre 2010

Mario Monicelli (1915-2010)

Le Officine Cinematografiche e tutto il CPAFiSud salutano Mario Monicelli.

domenica 28 novembre 2010

Back to Seventy-Five during a whole fall night

Il Bacio della Medusa e Le Porte non Aperte hanno portato il CPAFiSud indietro di trentacinque anni buoni in una serata in cui è stato di scena il progressive italiano.
Una cosa che ha richiamato letteralmente centinaia di persone, anche (soprattutto) di quelle che del progressive hanno sentito soltanto i dischi, e nemmeno sempre. Quelle che dalla irripetibile realtà della scena musicale italiana dei Settanta hanno potuto farsi sfiorare solo di riflesso, e che ci sono comunque riuscite a dispetto del brusio allucinante delle radio e delle televisioni sempre più accese e sempre più inutili e sempre più vuote di tutto.
C'era un sacco di gente e non ce ne siamo né preoccupati né sorpresi; a preoccuparsi e a sorprendersi dovrebbero essere i padroni delle vociacce e delle figure che escono dai cosi ronzanti e ciancianti e sempre accesi e sempre più vuoti e sempre più inutili rammentati due righe più su.
Nessuno si meraviglia perché sono così tanti a intendere serate come questa come boccate d'aria fresca. E c'era anche da aspettarselo; gli anni Settanta, al CPAFiSud, non sono mai finiti.


venerdì 26 novembre 2010

Contro Daniela Santanché, contro Riccardo de Corato.



Il Centro Popolare Autogestito fi-sud vuole esprimere il proprio appoggio agli studenti e ai compagni che per giovedì 25 novembre hanno organizzato un presidio alle 9.30 al Polo delle Scienze Sociali con l'obiettivo di impedire alla Santanchè e a Decorato di prendere parola durante l'incontro organizzato da "Studenti per le Libertà".
L'iniziativa vorrebbe toccare il tema dell'immigrazione dando la parola ad una fascista "orgogliosa di esserlo" e ad un vice-sindaco convinto che a Milano vi siamo "troppi immigrati": riteniamo fondamentale dare una risposta ad una simile provocazione, anche per continuare a sostenere la campagna di Toscana NO CIE.
Non più morti nei nostri mari, né CIE né sfruttamento. Solidarietà agli immigrati in lotta.


La comparsata fiorentina di quella donna (quell'altro non si è nemmen degnato di venire) è stata garantita esclusivamente dalla massiccia presenza del solito apparato repressivo.

Esprimiamo la nostra solidarietà ai comapgni e agli studenti protagonisti della mobilitazione indetta per impedire alla Santanchè e Decorato di parlare all'Università di Firenze.
In un clima clima che in Italia come in altri paesi Europei si sta sempre più surriscaldando grazie alle lotte di lavoratori, operai e studenti, le cariche degli sbirri a Novoli sono un chiaro segnale che Stato e padroni sono disposti a mettere in campo per difendere i propri interessi: come hanno fatto gli studenti a Novoli è importante non abbassare la testa e non indietreggiare.
Ieri come oggi è necessario continuare a lottare sui posti di lavoro, dalle scuole alle Università per difendere i propri diritti e per la libertà.

mercoledì 24 novembre 2010

27 novembre 2010: serata per i prigionieri politici baschi ed Askapena

Sabato 27 novembre al CPAFiSud Euskal Herria non cammina da sola - Serata di solidarietà per Askapena e per i prigionieri politici.
Aperitivo e cena a partire dalle 19.30 al Covo.
Interverrà un militante di Askapena.
Il ricavato andrà a sostenere le spese dei compagni baschi di Askapena arrestati lo scorso 28 settembre.

La polizia nazionale spagnola all’alba di martedì 28 settembre ha dato il via ad un’operazione repressiva arrestando 7 militanti dell’Organizzazione Internazionalista Basca Askpapena.
Come Euskal Herriaren Lagunak – Comitati di Amicizia con il Paese Basco – vogliamo esprimere anzitutto la nostra solidarietà ai compagni arrestati, ai loro amici e familiari.
Proprio con l’organizzazione Askapena ormai da anni stiamo portando avanti un lavoro di informazione e sostegno alla lotta del popolo basco per la propria indipendenza; di denuncia sulle decine e decine di arresti di militanti baschi, sull’illegalizzazione e chiusura dei partiti, delle organizzazioni, delle radio e dei giornali della sinistra indipendentista; di solidarietà ai prigionieri politici e ai loro familiari.
Ormai da diverso tempo Askapena era stata fatto oggetto di una campagna di criminalizzazione per mezzo di diversi quotidiani e periodici che la indicavano come l’organizzazione impegnata nei rapporti internazionali per conto di ETA: proprio il capo d’accusa con cui il giudice Pablo Ruz – degno erede di Garzon, il padre del teorema “todo es ETA” – ha ordinato il loro arresto.
In questo momento 5 compagni si trovano ancora rinchiusi nelle carceri spagnole, mentre altri due sono stati rilasciati sotto cauzione.
Ciò che vogliamo denunciare è anche il significato di tale retata in questa fase politica: “questa operazione – come riportato nel comunicato diffuso da Askapena - non è altro che l'ennesimo attacco contro il processo che si sta ponendo in marcia nel Paese Basco. Lo Stato spagnolo invece di offrire una soluzione politica e democratica, utilizza unicamente i mezzi repressivi e sta provando a sabotare il cammino intrapreso. In tal senso, l'implicazione e la solidarietà esistente per il raggiungimento di una soluzione democratica si sono convertite in un problema per lo Stato spagnolo che vuole fermarle.”
Infine vogliamo sottolineare che il nostro cammino a fianco di Euskal Herria non si ferma certo qui, ma anzi, andrà avanti con più impegno e determinazione di prima proseguendo nell’organizzazione di incontri, dibattiti, presidi e manifestazioni di solidarietà con il popolo basco: le stesse iniziative che hanno portato molti di noi a conoscere alcuni dei compagni che sono stati arrestati durante questa retata.

Ecco gli indirizzi dei 5 compagni di Askapena incarcerati. Facciamogli sentire la nostra solidarietà!

Haritz Ganboa: Centro Penitenciario Madrid IV Ctra. N-V, km. 27,7 28600 Navalcarnero
Walter Wendelin: Establecimiento penitenciario Madrid VII, Carretera M 241, Km 5, 750, 28595 Estremera
David Soto: Centro Penitenciario Madrid V Ctra. Comarcal 611, km. 37,6 28770 Soto del Real (Madrid)
Gabi Basañez: Centro Penitenciario Madrid II - Meco, Carretera Meco (M-121), 5, 28805 Alcala De Henares
Unai Vázquez: Centro Penitenciario Madrid VI Crtra. Nacional 400, km. 28 28300 Aranjuez

Rete italiana dei Comitati di Amicizia con il Paese Basco

lunedì 22 novembre 2010

L'Aquila verde e nera. E uno striscione rosso.

20 novembre 2010. L'Aquila chiama.
Da Firenze, il CPAFiSud risponde.
Risponde con pullmann strapieni. E a L'Aquila verde e nera porta uno striscione rosso.
Di bandiere di partito gli aquilani non ne volevano e anche se le avessero volute non le avremmo portate noi, perché non ne abbiamo.
Uno striscione rosso in una giornata di pioggia battente, in mezzo a decine di migliaia di manifestanti che hanno attraversato uno scenario agghiacciante. Una città ferma alle tre e trentadue di un mattino di primavera. Una vita immobile su cui il tempo ha smesso di depositare la polvere dei mesi ed ha cominciato a depositare quella degli anni. I cartelli "vietato l'accesso ai non addetti ai lavori" completati a pennarello con un ma gli addetti ai lavori dove cazzo stanno?!
Gli avvisi del Ministero dell'Interno che minacciano uno strucinìo contro chi si azzarda a spostare questo o quello, ad andare di qui o di là.
La sede della "casa dello studente". Qualcuno a luglio scorso si è stancato di un certo andirivieni, ed ha appeso alla recinzione un paio di fogli.

"Ai turisti, ai forestieri, ai curiosi.
Quello che state visitando NON è un posto qualunque, NON è un'attrazione turistica.
Questo era un pezzo della nostra città, viva fino a 16 mesi fa. E' troppo presto per trattarlo come un sito archeologico, dove mettersi in posa sorridenti per scattare una foto.
Portate rispetto per chi sotto queste macerie è morto. E per chi, a causa di queste morti, ancora piange.
Considerate che dove voi venite a curiosare, noi ci viviamo. La nostra è una realtà diversa, che difficilmente capirete. L'unico aiuto che ci potete dare è cercare di comprendere e riportare con onestà quello che vedete.
Firmato, una cittadina aquilana."


A proposito di gente che comprende e che riporta con onestà.
Inizio del corteo. Si dispongono gli spezzoni, si tirano su striscioni e cartelli in mezzo alle bandiere della immota manens.
A un certo punto arriva un tizio.
Uno che se l'è presa comoda, tanto è di Teramo.
Uno di una certa età e dall'aria molto molto molto allegra.
E probabilmente aveva anche il suo motivo: bello in carne come ci è sembrato, è probabile che i famosi "digiuni" con cui ha costruito la sua carriera politica li abbia davvero fatti tra un pasto e l'altro, come malignano certi detrattori.
Solo che nessuno aveva voglia di ridere.
Dicono che un po' di tempo fa -un gran bel po' di tempo fa- quelli come lui siano stati anche parte della soluzione. Almeno qualche volta.
Gli attivisti del CPAFiSud però sono un po' più giovani di lui, e si ricordano di aver vissuto in tempi in cui quelli come lui sono sempre stati parte del problema.
E siccome lui e le sue risate in quel corteo ci stavano come gli Iron Maiden a una messa di Natale, ha ricevuto perentori e reiterati inviti a recarsi altrove: anche nel più celebre ed affollato dei luoghi, se non gli faceva troppa fatica.
Con chi ha una certa età ci vuole comprensione.
La giornata, abbiamo saputo poi, l'ha messa a frutto comunque.
Cappuccino e torrone non si negano nemmeno ad uno così. Digiunare, digiunerà un'altra volta.

mercoledì 17 novembre 2010

18 novembre 2010: serata per Aquila chiama Italia


GIOVEDì 18 NOVEMBRE AL CPA FI-SUD
CENA DI AUTOFINANZIAMENTO
PER SOSTENERE LE SPESE DEL VIAGGIO VERSO L'AQUILA
ORE 19.30 - APERITIVO AL COVO
ORE 21.00 - CENA POPOLARE
ORE22.30 - CONCERTO AL COVO

Il 20 di novembre tutti a L'Aquila

Porteremo la nostra solidarietà a L'Aquila accanto a chi negli ultimi 19 mesi sta vivendo amplificate le stesse difficoltà che assillano lavoratori, studenti, italiani e non.
Gli aquilani resistono, fanno vivere il loro protagonismo, pretendono di partecipare alle scelte che riguardano la ricostruzione; dopo 19 mesi di sciacallaggio di commissari straordinari, imprenditori, gruppi d'interesse economici e politici , dopo aver visto gli affitti aumentare, così come la disoccupazione e le casse integrazione, nessun problema è stato ancora risolto. In una città dove l'economia locale si è bloccata, dove si deve continuare a pagare il mutuo della propria casa ancora inabitabile, dove trovare lavoro o mantenerlo diventa sempre più difficile, dove i giovani come prospettiva hanno quella di spostarsi di qualche centinaio di chilometri se vogliono pensare di lavorare, il protagonismo degli aquilani, di quella parte viva e resistente della città continua!

Sosteniamo le Rivendicazioni del corteo del 20 novembre,dal diritto di vivere la propria vita là dove fino a 19 mesi fa era normale farlo, dal mantenimento dei posti di lavoro fino alla ricostruzione reale della città, dal poter avere la propria casa ricostruita là dove era, al far rivivere i luoghi di aggregazione nelle piazze e per le strade de l' Aquila.

sabato 13 novembre 2010

Tutti a L'Aquila il venti novembre

Porteremo la nostra solidarietà a L'Aquila accanto a chi negli ultimi 19 mesi sta vivendo amplificate le stesse difficoltà che assillano lavoratori, studenti, italiani e non.
Gli aquilani resistono, fanno vivere il loro protagonismo, pretendono di partecipare alle scelte che riguardano la ricostruzione; dopo 19 mesi di sciacallaggio di commissari straordinari, imprenditori, gruppi d'interesse economici e politici , dopo aver visto gli affitti aumentare, così come la disoccupazione e le casse integrazione, nessun problema è stato ancora risolto. In una città dove l'economia locale si è bloccata, dove si deve continuare a pagare il mutuo della propria casa ancora inabitabile, dove trovare lavoro o mantenerlo diventa sempre più difficile, dove i giovani come prospettiva hanno quella di spostarsi di qualche centinaio di chilometri se vogliono pensare di lavorare, il protagonismo degli aquilani, di quella parte viva e resistente della città continua!
Sosteniamo le Rivendicazioni del corteo del 20 novembre,dal diritto di vivere la propria vita là dove fino a 19 mesi fa era normale farlo, dal mantenimento dei posti di lavoro fino alla ricostruzione reale della città, dal poter avere la propria casa ricostruita là dove era, al far rivivere i luoghi di aggregazione nelle piazze e per le strade de l' Aquila.

Invitiamo chiunque voglia a partecipare al corteo a prenotarsi per il pullman passando dal Centro Popolare Autogestito in Via Villamagna 27A o telefonando al 3335902352 Francesco o al 3280381850 Alessandro .

Il presidio in solidarietà con i lavoratori di Brescia


Un centinaio di compagni e antirazzisti, nell'ambito della campagna di mobilitazione contro la costruzione di un Cie in Toscana, hanno partecipato al presidio davanti alla Prefettura di Firenze in solidarietà con i lavoratori di varie nazionalità che da giorni sono sopra una gru - sia a Brescia che a Milano - per protestare contro la sanatoria "truffa" che ha condannato alla clandestinità numerosi immigrati. Il presidio ha voluto denunciare anche il pesante clima fatto di cariche, intimidazioni, arresti, espulsioni che ha colpito chi in questi giorni a Brescia ha solidarizzato con i lavoratori sopra le gru.

No al razzismo, No ai Cie/Cpt

Fermiamoli in Toscana Chiudiamoli ovunque

ToscanaNoCIE.

Questo invece il comunicato dell'Ansa.

IMMIGRATI BRESCIA: PRESIDIO SOLIDARIETA' A FIRENZE
(ANSA) - FIRENZE, 12 NOV - Oltre cento persone hanno organizzato un presidio davanti alla sede della Prefettura di Firenze per esprimere solidarieta' ''ai migranti che stanno manifestando sopra la gru a Brescia e a Milano''. L'iniziativa e' promossa dalla 'Rete toscana contro i Cie' e vi aderiscono varie realta' antirazziste. Dai manifestanti ''solidarieta' convinta per ''gli immigrati che sono saliti sopra la gru per chiedere il rispetto dei loro diritti, come quello ad avere il permesso di soggiAggiungi un appuntamento per oggiorno o il prolungamento di questo in caso di perdita del posto di lavoro. Vogliamo anche esprimere vicinanza a quanti hanno subito attacchi e quant'altro per aver solidarizzato con gli immigrati saliti sulla gru''. Dai manifestanti di Firenze, infine, e' stato ribadito un ''no alla realizzazione di un cpt o un cie in Toscana, sia quelli del Governo che quelli 'buonisti' della Regione''. (ANSA).

giovedì 11 novembre 2010

CPAFiSUd: attività in programma (novembre 2010)





Il programma in PDF.

Brescia chiama, Firenze risponde!

A Brescia dal 30 Ottobre cinque lavoratori di varie nazionalità sono saliti sopra una gru per protestare contro la sanatoria "truffa" che ha condannato alla clandestinità numerosi immigrati, così come a Milano altri immigrati sono saliti su una torretta con le stesse rivendicazioni.
Davanti alle richieste dei cinque sulla gru (permesso di soggiorno per chi ha partecipato alla sanatoria, prolungamento del permesso di soggiorno per chi perde il lavoro e per chi denuncia il datore di lavoro in nero, diritto di voto....) numerosi antirazzisti hanno mostrato la propria solidarietà con un presidio spontaneo.
La risposta non si è fatta attendere: minacce, cariche, fermi, due ragazzi egiziani espulsi, altri rinchiusi nei CIE di Milano e Torino, cinquanta antirazzisti rastrellati e portati in questura.
Come realtà impegnate nella campagna ToscanaNoCIE vi inviatiamo a partecipare al presidio che si terrà Venerdi dalle 17.30 sotto la prefettura in via Cavour per esprimere la nostra solidarietà e il nostro sostegno alle lotte dei lavoratori immigrati e italiani, sopra e sotto la gru, per ribadire la nostra opposizione al reato di clandestinità, alle espulsioni e alle incarcerazioni nei CIE.

Venerdì 12 novembre ore 17.30 davanti alla Prefettura via Cavour

No al razzismo, no ai Cie
Fermiamoli in Toscana, chiudiamoli ovunque


domenica 7 novembre 2010

Aggressione e repressione a Catanzaro. Solidarietà al Collettivo Riscossa

Solidarietà al Collettivo Riscossa

Con questo comunicato il Centro Popolare Autogestito Fi-Sud vuole esprimere la propria solidarietà ai compagni del Collettivo Riscossa per quanto è accaduto e sta accadendo in questi giorni a Catanzaro.
Sabato 30 ottobre ci siamo trovati davanti ad un copione che per l’ennesima volta viene scritto da fascisti e polizia: prima le provocazioni davanti alla sede del Collettivo e poi una coltellata alla schiena ad un compagno, immediatamente dopo l’intervento della polizia che con il pretesto dell’aggressione fascista perquisisce la sede del Collettivo Riscossa, ferma, denuncia e interroga i compagni, uno dei quali, pochi giorni dopo, uscendo dall’ospedale dove era andato a far visita al compagno ricoverato viene nuovamente aggredito dai fascisti. Nel frattempo i mezzi di informazione mistificano, riducendo le azioni squadriste a uno scontro tra bande o al massimo diluendo la gravità dell’accaduto nello scontro tra opposti estremismi.
Ancora una volta i fascisti si ritagliano il loro ruolo storico di squadristi e provocatori funzionali alle operazioni repressive nei confronti di chi lotta, si espone e si rende protagonista di iniziative politiche sul proprio territorio.
Ciò che sappiamo è che repressione e azioni squadriste sono una realtà con cui dobbiamo fare i conti nel momento stesso in cui decidiamo di metterci in gioco e lottare.
Sappiamo però anche che la nostra Giustizia non passa attraverso le aule di tribunale e non saranno certo le istituzioni democratiche a garantire né quelle libertà che solo lottando quotidianamente possiamo mantenerci come spazio di agibilità politica, né tanto meno la nostra incolumità fisica.

sabato 6 novembre 2010

5 novembre 2010: giustizia NON è stata fatta


Non conosciamo ancora le motivazioni della sentenza che porta alla prescrizione del reato contestato per il riconoscimento delle attenuanti, previste dal nostro ordinamento, per tutti e tredici i condannati nel processo per i fatti del 13 maggio 99.

Potremmo definire tutto questo una sorta di “macchine indietro” da parte dell'apparato repressivo nei confronti dei manifestanti, un passo indietro nella volontà punitiva dello stato, essenza stessa del processo politico. Ma questo non può bastare e non ci è sufficiente.
Sicuramente un nostro riconoscimento sincero va alla solidarietà manifestata da tanti, ed a coloro che si sono esposti e hanno fatto propria la costruzione della solidarietà, stanando quella indifferenza o paura che ha contraddistinto negli ultimi anni le reazioni davanti agli attacchi repressivi e a questo processo.
Ma, aspettando comunque le motivazioni della sentenza, niente è cambiato nella sostanza della sentenza di primo grado. I manifestanti sono riconosciuti colpevoli del reato di resistenza.
I veri colpevoli di quelle cariche, dei pestaggi, dei feriti, gli stessi colpevoli della guerra nella ex-Jugoslavia, sono anche stavolta rimasti impuniti.
Non cambia la costruzione dei fatti, la scarsa attendibilità dei testimoni a difesa, mentre rimane invariata la ricostruzione e la campagna successiva orchestrata da questura e procura.
Questo vorremmo che a tutti rimanesse ben chiaro. Non è stato un fatto un passo indietro su questo. La guerra e le conseguenze sul livello repressivo interno rimangono l'elemento cardine di questo processo. Le tanto declamate giustizia e legalità non hanno “trionfato” neanche stavolta. Semplice casualità o condizione strutturale di questo sistema?
Ci preme che quanto è maturato nella solidarietà non vada disperso con la fine di questo processo. Che questa sia sempre e comunque presente davanti ai processi e alle denunce degli studenti, alle angherie dei loro presidi che assumono il ruolo di agenti investigativi operando vergognose pressioni nei loro confronti; a coloro che per l'antifascismo verranno processati nei giorni a venire; a tutti/e coloro che si opporranno nella pratica ai divieti di piazze e strade rivendicando il loro pieno diritto a manifestare; a coloro che solo perchè immigrati vengono rinchiusi per mesi.
Certo festeggeremo, ma nel bene o nel male non dimenticheremo niente.

5 novembre 2010. Una festa a lungo attesa

„Извините, нисмо знали да је невидљив!”

Cinque novembre 2010. Una serata già di per sé migliore di tante, con il tutto esaurito a cena e al concerto perché i BanPay hanno un giro mica da ridere. Invece c'è stato ben altro, da festeggiare in santa pace con il pastis e il Cap Corse e con le tante persone che hanno calorosamente sostenuto per tutti questi anni i tredici imputati su cui pendeva una sentenza oscena.
C'è stato da festeggiare con Marcello, anni ottantatré passati a non cedere, e con Luca, giorni dieci.
Ci sono stati i cori e le battute sarcastiche, le congratulazioni e gli evviva. Canzoni di chi non ne può più delle divise blu su un'aria כּלי־זמיר, cantata dall'umanità a misura di שטעטל che fa del CPAFiSud una realtà più viva che mai. E un fuori i compagni dalle galere riveduto e corretto che non ne prevede la sostituzione coi soliti noti, ma direttamente con un bel mucchio di macerie.
C'è stato posto per l'ironia di chi ha accolto la notizia con un "...Ma come 'tutto prescritto'?! E adesso me lo dite cosa diavolo ce ne facciamo di tutte queste arance...?!".
Anche questa volta, tutto alla faccia dei fasciofancazzisti del solito giro coi loro articolini e i loro giornalini e le loro dichiarazioni e le loro interrogazioni e le loro mozioni e i loro plausiallefozzedellòddine, ché questa volta possono ficcarsi ogni cosa laddove la schiena prende un certo nome. E poi ci diano pure un bel girodivite di tolleranzazzèro, ci diano.
Una festa attesa da due anni buoni ma in definitiva da quel tredici maggio di undici anni fa. Tanti dei presenti se li ricordano benissimo quei giorni, con le prove generali della democrazia da esportazione avallate da gente che si picca di essere di "sinistra". I mass media già impestati di filmatini col trucco, di quei treni di Grdelicka che sono diventati ordinaria amministrazione, e i tempi che si preparavano già ampiamente divinabili allora. Con i bombardieri che mandavano in pezzi le Трг маршала Тита e le преко братства и јединства in mezzo al plauso e alle spartizioni a tavolino decise dai potenti, intanto che i signori nessuno di Belgrado e di Kragujevac occupavano i ponti perché non finissero bombardati o si rimboccavano le maniche e rimettevano in piedi la Zastava distrutta.
E tanti dei presenti, la sera del cinque novembre, undici anni fa erano bambini o ragazzini. Magari venuti solo per il reggae, e trovatisi in compagnia di gente che non si era mai piegata un istante e che non si è piegata un istante da allora.
Da quel tempo in cui in Europa c'era un'altra guerra, e per canzoni solo sirene d'allarme.

venerdì 5 novembre 2010

7 novembre 2010: presentazione de Il Sangue Verde (A. Segre)

5 novembre 2010: la sentenza di appello


TUTTO PRESCRITTO


La sentenza del processo di appello per i fatti del 15 maggio 1999 ha riconosciuto le attenuanti e dichiarato prescritte le accuse nei confronti di tutti e tredici gli imputati e cancellato la vergognosa sentenza emessa in primo grado, con la quale li si condannava a sette anni di detenzione.

Le considerazioni si faranno un'altra volta, con calma. Per adesso

Abbiamo festeggiamo insieme al CPAFISud
dalle 18.30 del 5 novembre 2010!


Questa la mail arrivata ai firmatari dell'appello promosso da Altracittà.

L'appello ha funzionato: grazie!
Prescritti i tredici condannati a Firenze

Cari/e tutti/e,
Grazie per aver sottoscritto il nostro appello.
Stamane la sentenza d'appello ha riconosciuto le attenuanti, che non erano state concesse in primo grado, e pertanto il reato di resistenza è andato in prescrizione.
Continuiamo a pensare che manifestare contro la guerra non sia reato, così come il subire una immotivata carica da parte delle forze dell'ordine.
In ogni caso l'importante è che per i 13 imputati è finito un incubo!

Grazie per l'adesione all'appello, che ha raggiunto le duemila firme, ed è stato portato in aula dagli avvocati difensori.

Il Comitato 13 maggio 1999

Processo del 5 novembre 2010: solidarietà dalla FLC-CGIL di Firenze


Solidarietà con i manifestanti contro la guerra ingiustamente condannati in occasione della violenza poliziesca del 13 maggio 1999 a Firenze
La Federazione dei Lavoratori della Conoscenza FLC-CGIL dell’Università di Firenze si associa al comunicato di solidarietà della RSU di Ateneo in data 25 ottobre 2010 nei confronti dei 13 attivisti condannati ingiustamente a 7 anni di carcere per i fatti avvenuti durante l’attacco delle forze di ordine alla pacifica manifestazione davanti al Consolato U.S.A. del 13 maggio 1999 contro la guerra della NATO alla Yugoslavia.

Si ricorda che duranti i 3 mesi di micidiali bombardamenti NATO sono stati uccisi circa 2.500 civili, di cui 89 bambini, oltre ai 12.500 feriti e ai successivi morti di leucemia per le radiazioni delle bombe ad uranio impoverito.

Si ricorda che, in violazione dell’Art. 11 della Costituzione italiana, il Governo italiano ha permesso anche l’utilizzo dei basi USA/NATO in Italia per i ca. 2.300 attacchi aerei che hanno distrutto numerose abitazioni, 62 ponti, 300 scuole, 13 dei maggiori ospedali del paese e 176 monumenti di interesse culturale e artistico.

Il 13 maggio 1999 la RSU di Ateneo aveva indetto lo sciopero contro la guerra e centinaia di lavoratori dell’Università di Firenze insieme alla CGIL e alla CISL di Ateneo erano scesi in piazza in difesa della Costituzione e della Pace insieme a centinaia dei nostri studenti e migliaia di altri cittadini.

Davanti al Consolato U.S.A. siamo stati attaccati brutalmente, con dei feriti anche gravi, senza nessuno motivo, dalle forze di ordine. Pacifici lavoratori e lavoratrici, famiglie con bambini piccoli, persone in sedia a rotelle, pacifisti anziani, siamo stati caricati dalla polizia senza nessuna giustificazione oltre a quella voluta dal Governo di criminalizzare il dissenso popolare contro la Guerra NATO in atto.

Mentre i poliziotti incriminati erano stati quasi subito assolti, nonostante le numerose testimonianze e prove fotografiche e video, 13 manifestanti erano stati identificati solo successivamente e condannati in primo grado con una sentenza inaudita a 7 anni di carcere per “resistenza aggravata”.

Il 5 novembre 2010 si terrà a Firenze il processo d’appello. La FLC-CGIL dell’Università di Firenze si augura che nel processo di appello si faccia giustizia, riconoscendo quanto effettivamente successo e di conseguenza l’innocenza degli imputati.

Concordo con la RSU dell’Università di Firenze, la FLC-CGIL rivendica la necessità di impiegare le decine di miliardi di euro ora investite nelle forze armate e nelle missioni militari all’estero in spese sociali a cominciare dai finanziamenti a scuole, università e ricerca.

Firenze,
4 novembre 2010

giovedì 4 novembre 2010

6 novembre 2010: asta di bici pro CiclOfficina


Ricominciano le attività della CiclOfficina del CPAFiSud!
Per riparazione bici: tutti i martedi a partire dalle 15:00. Ciclofficina con workshop tematico: tutte le domeniche a partire dalle 15:00. Asta bici: primo sabato di ogni mese dalle 15:00 alle 18:00.

Processo del 5 novembre 2010, la solidarietà dalla Rete dei Collettivi


Solidarietà ai condannati per i fatti del ’99

Maggio ’99, Firenze. Una manifestazione di 3000 persone contro la guerra in Jugoslavia, promossa dal governo D’Alema, decide di concludersi sotto il consolato americano. Lì i manifestanti sono accolti dalla celere, che li carica a suon di calci di fucile e lacrimogeni altezza uomo, ferendone alcuni e mandando una ragazza all’ospedale. Dopo le identificazioni sono arrivate le denunce, e dopo le denunce la condanna di primo grado per 13 dei manifestanti: 7 anni di carcere per resistenza aggravata. Non bastano le botte, per educarli tutti è necessario anche questo.
La Rete dei Collettivi dà la sua piena solidarietà ai compagni che saranno processati in appello il 5 novembre. Compagni che si trovano a dover combattere con le stesse logiche che colpiscono anche noi: le 2 studentesse del Michelangiolo sospese dal preside Primerano nel 2008 per avere occupato, perquisizioni e denunce ripetute negli anni su un ristretto numero di studenti per tentare di intimidirli e di fargli chinare la testa. Nell’ultimo mese abbiamo visto anche il divieto di concentramento in San Marco per mano del nuovo prefetto Padoin, identificazioni e minacce di massa da parte della polizia, e Primerano che tornato all’attacco decide di denunciare 22 studenti per un blocco della didattica mai esistito.

Loro ci provano per l’ennesima volta, noi continueremo sempre e comunque a rispondere e contrattaccare!

mercoledì 3 novembre 2010

Processo del 5 novembre 2010: solidarietà della Rignano antifascista


Sette anni di condanna per aver manifestato contro una guerra


Era il maggio del 99 quando centinaia di aderenti ai sindacati di base sono scesi in piazza insieme agli studenti per esprimere il dissenso verso una “missione di pace” in Jugoslavia fortemente voluta dal governo D'Alema in cerca di riflettori sulla scena dell'imperialismo mondiale.
Un corteo pacifico caratterizzato dalla determinazione delle migliaia di partecipanti che una volta concluso sotto il consolato degli Stati Uniti ha visto agire la macchina repressiva con la violenza che da sempre la caratterizza.
Decine di compagni feriti da anfibi, manganelli e calci di fucile e, come conclusione, 13 persone che a posteriori sarebbero state identificate,denunciate e chiamate in un processo “modello” che nonostante prove video e testimonianze si è concluso con la condanna a 7 anni per resistenza pluriaggravata.

Venerdì 5 novembre si terrà il processo di appello, riteniamo di dover esprimere la nostra piena e pratica solidarietà ai 13 compagni colpiti dalla repressione di stato.

La lotta non si arresta

ASSEMBLEA POPOLARE ANTIFASCISTA di Rignano sull'Arno

martedì 2 novembre 2010

Solidarietà del CAAT di Siena per il processo del 5 novembre 2010

Coordinamento Antifascista Antirazzista Toscano - Siena

Stanchi di dover sempre contare le condanne plateali che vengono inflitte costantemente al movimento antifascista ed a tutti i movimenti di lotta,esprimiamo solidarietà ai compagni di Firenze ed a tutti i compagni colpiti dalla repressione.
Dopo la sentenza di primo grado,conclusasi con la condanna a 7 anni per tutti e 13 gli imputati,il 5 Novembre si terrà il processo d'appello per i compagni,condannati per gli scontri sotto al consolato americano,del 1999.
La condanna inflitta ai manifestanti si dimostra come sempre un tentativo di repressione verso chi quel giorno ha portato in piazza migliaia di manifestanti per protestare contro la guerra,portata avanti dal governo D'Alema assieme al centrodestra,in Jugoslavia.
La montatura è vergognosa,il tentativo di criminalizzare un movimento vale più di prove oculari e video. Il crimine viene fatto ricadere sempre nella stessa direzione omettendo che quel giorno fu la polizia a caricare senza alcun motivo.
Ci mobiliteremo sia il 5 Novembre a Firenze ,sia il 19 Novembre a Pistoia ed ogni volta che riterremo giusto smascherare i veri criminali.

CAAT- Siena

lunedì 1 novembre 2010

I mercoledi per Corto Circuito

Da novembre, ogni mercoledi apericena per Corto Circuito; musica, materiali informativi e dj set al Covo.
Corto Circuito nasce come "Aperiodico di informazione, analisi e riflessioni".
Per informazioni, cortocircuito@distruzione.org.

Tre giorni ska - III

Il trentuno ottobre è il giorno avanti del primo novembre.
Fine.
Alla familiarità rapidissimamente acquisita dal rimanente dell'universo mondo con zucche, dolcettescherzetti e mercanzia del genere, in via Villamagna si è risposto con un menu improntato ad una austera osservanza toscana, e con la terza serata dell'iniziativa organizzata in sostegno dei quindici lavoratori della Cooperativa Papavero. Ivanoska e Harddiskaunt hanno fatto affollare un'altra volta la sala concerti e suonato, questo sì, fino all'ora delle streghe.

Chi ancora non l'avesse fatto, firmi l'appello di Altracittà in favore degli imputati nel processo del 5 novembre, e contribuisca a diffonderlo.

Collettivo di Scienze Politiche e Red Net per gli imputati del 13.05.1999


Solidarietà ai 13 condannati per i fatti del 1999

Il 5 novembre a Firenze si svolgerà un processo politico, uno dei tanti che vengono “celebrati”, è proprio il caso di dirlo, in questi anni bui. Sul banco degli imputati 13 persone, colpevoli di aver manifestato contro la guerra mossa dal governo D'Alema nei confronti della Serbia nel lontano 1999. Guerra che viene ricordata con un aggettivo che stravolse i ruoli tra le vittime e i carnefici e cioè come “umanitaria”.
Il sostegno spregiudicato che il governo di centro-sinistra diede allora agli interessi economici e strategici interni al nostro paese, venne dipinto come una operazione necessaria alla salvezza del popolo kossovaro. La distruzione delle risorse produttive serbe, l'impunità concessa alla mafia-xenofoba albanese raccolta intorno all'UCK, la successiva spartizione delle risorse naturali e di quelle produttive di quei territori, la destabilizzazione sistematica della ex-Jugoslavia, sono elementi rimasti nascosti dietro un rivoltante gioco delle carte sventolato dai media italiani.
Ciononostante, l'opposizione all'intervento NATO in Kosovo si mosse con forza anche a Firenze: in occasione dello sciopero generale convocato dai sindacati di base contro la guerra, il corteo, composto da 3000 persone, terminò in segno di protesta proprio sotto l'ambasciata americana, dove erano schierati i carabinieri in assetto antisommossa. Quello che compresero allora i manifestanti, caricati con i calci dei fucili, raggiunti dai lacrimogeni sparati ad altezza uomo e presi a calci dalle solerti forze dell'ordine, fu l'anticipo dei fatti di Napoli del 2000 e di Genova del 2001, e cioè che non è possibile contestare uno Stato in guerra.



Il rovesciamento della realtà per cui le vittime divengono imputati ed i carnefici divengono gerarchie militari, picchiatori in divisa, giudici e poi carcerieri, deve poter funzionare anche sul fronte interno. Così alla feroce carica dei carabinieri che attaccarono chi manifestava contro la guerra quel 13 maggio del 1999, si sommano oggi, dopo 11 anni, le condanne esemplari inflitte ad alcuni di quei manifestanti. 7 anni di galera ciascuno, trattati alla stregua di assassini.



Da studenti non possiamo far mancare la nostra solidarietà militante a questi compagni intorno ai quali si stringe il filo nero della repressione, un filo che in tempi recenti avvolge anche le nostre lotte per il diritto allo studio: solo nell'ultimo mese tre studenti sono stati arrestati a Palermo, un dottorando a Napoli, due cortei caricati (Milano e Torino), condanne pesanti sono state inflitte a diversi studenti torinesi per gli scontri del G8University summit nel maggio del 2009. A Firenze dopo la manifestazione dell'8 ottobre il prefetto ha vietato i concentramenti dei cortei in Piazza San Marco, mentre il preside del Liceo Michelangiolo, Massimo Primerano, candidato nelle liste di Matteo Renzi nelle scorse elezioni amministrative, ha sporto denuncia nei confronti di 22 studenti impegnati nell'occupazione dell'istituto.
Anche per queste ragioni parteciperemo attivamente a tutte le iniziative di solidarietà con i 13 condannati per i fatti del 1999, ed invitiamo gli altri studenti e chiunque legga questo appello a fare altrettanto.
CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA!
SOLIDARIETÀ CON I CONDANNATI PER I FATTI DEL 1999,
YOU'LL NEVER WALK ALONE!

UNITI CONTRO LA REPRESSIONE,
PERCHÈ I DIRITTI NON SI MERITANO, SI CONQUISTANO!

Collettivo Politico Scienze Politiche
Red net Rete delle realtà studentesche autorganizzate
Collettivo d'Agraria
UdS Firenze
Collettivo Autorganizzato Universitario - Napoli
Studenti Federico II - Napoli
Collettivo 20 Luglio - Palermo
Collettivo Lavori in Corso - Roma
Resistenza Universitaria - Roma
Bologna Prende Saperi - Bologna
Assemblea Scienze Politiche - Milano
Università Critica - Brescia

USB Firenze con i manifestanti condannati ingiustamente

Il comunicato di solidarietà dell'Unione Sindacale di Base di Firenze.

Solidarietà ai manifestanti contro la guerra nei Balcani ingiustamente condannati !
Il 13 maggio 1999 in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati di base contro la partecipazione Italiana alla guerra nei Balcani, migliaia di lavoratori manifestarono pacificamente contro l’azione di guerra promossa dall’allora Governo di Centrosinistra guidato da Massimo D’Alema.
E’ bene ricordare che in detta circostanza i manifestanti furono vittime e non protagonisti della violenza, infatti a Firenze ci furono di fronte al Consolato Americano, delle cariche immotivate e violente miranti ad impedire la vasta, legittima e pacifica protesta contro la guerra e i bombardamenti NATO su Belgrado.
Nonostante le testimonianze, i filmati e le foto che dimostrarono la gravità del comportamento delle forze dell’ordine, in fase processuale 13 militanti del movimento contro la guerra furono ingiustamente condannati a pene di 7 anni in primo grado, molto di più di quanto già richiesto dagli stessi PM.
L’ USB - Unione Sindacale di Base nell’esprimere la propria totale solidarietà ai militanti del movimento contro la guerra, auspica, che nel processo di appello che si terrà il 5 Novembre a Firenze, si faccia piena giustizia, con una ricostruzione corretta di quanto accaduto allora e quindi con la piena assoluzione, per i fatti non commessi.
Da allora molte altre missioni militari, mascherate da cosiddette missioni di pace, hanno visto protagonista il nostro paese, alla faccia della Costituzione, e di pari passo ogni volta è cresciuto il tentativo di criminalizzare coloro che vi si sono opposti.
USB, anche alla luce della grave crisi sociale, ritiene con forza che i miliardi di euro investiti per l’acquisto di nuovi e sofisticati armamenti, nonché quelli destinati a finanziare le missioni militari, siano immediatamente dirottati al rifinanziamento e al potenziamento del Welfare, della scuola e della ricerca.

Unione Sindacale di Base – Firenze
Firenze 26 Ottobre 2010