lunedì 22 novembre 2010

L'Aquila verde e nera. E uno striscione rosso.

20 novembre 2010. L'Aquila chiama.
Da Firenze, il CPAFiSud risponde.
Risponde con pullmann strapieni. E a L'Aquila verde e nera porta uno striscione rosso.
Di bandiere di partito gli aquilani non ne volevano e anche se le avessero volute non le avremmo portate noi, perché non ne abbiamo.
Uno striscione rosso in una giornata di pioggia battente, in mezzo a decine di migliaia di manifestanti che hanno attraversato uno scenario agghiacciante. Una città ferma alle tre e trentadue di un mattino di primavera. Una vita immobile su cui il tempo ha smesso di depositare la polvere dei mesi ed ha cominciato a depositare quella degli anni. I cartelli "vietato l'accesso ai non addetti ai lavori" completati a pennarello con un ma gli addetti ai lavori dove cazzo stanno?!
Gli avvisi del Ministero dell'Interno che minacciano uno strucinìo contro chi si azzarda a spostare questo o quello, ad andare di qui o di là.
La sede della "casa dello studente". Qualcuno a luglio scorso si è stancato di un certo andirivieni, ed ha appeso alla recinzione un paio di fogli.

"Ai turisti, ai forestieri, ai curiosi.
Quello che state visitando NON è un posto qualunque, NON è un'attrazione turistica.
Questo era un pezzo della nostra città, viva fino a 16 mesi fa. E' troppo presto per trattarlo come un sito archeologico, dove mettersi in posa sorridenti per scattare una foto.
Portate rispetto per chi sotto queste macerie è morto. E per chi, a causa di queste morti, ancora piange.
Considerate che dove voi venite a curiosare, noi ci viviamo. La nostra è una realtà diversa, che difficilmente capirete. L'unico aiuto che ci potete dare è cercare di comprendere e riportare con onestà quello che vedete.
Firmato, una cittadina aquilana."


A proposito di gente che comprende e che riporta con onestà.
Inizio del corteo. Si dispongono gli spezzoni, si tirano su striscioni e cartelli in mezzo alle bandiere della immota manens.
A un certo punto arriva un tizio.
Uno che se l'è presa comoda, tanto è di Teramo.
Uno di una certa età e dall'aria molto molto molto allegra.
E probabilmente aveva anche il suo motivo: bello in carne come ci è sembrato, è probabile che i famosi "digiuni" con cui ha costruito la sua carriera politica li abbia davvero fatti tra un pasto e l'altro, come malignano certi detrattori.
Solo che nessuno aveva voglia di ridere.
Dicono che un po' di tempo fa -un gran bel po' di tempo fa- quelli come lui siano stati anche parte della soluzione. Almeno qualche volta.
Gli attivisti del CPAFiSud però sono un po' più giovani di lui, e si ricordano di aver vissuto in tempi in cui quelli come lui sono sempre stati parte del problema.
E siccome lui e le sue risate in quel corteo ci stavano come gli Iron Maiden a una messa di Natale, ha ricevuto perentori e reiterati inviti a recarsi altrove: anche nel più celebre ed affollato dei luoghi, se non gli faceva troppa fatica.
Con chi ha una certa età ci vuole comprensione.
La giornata, abbiamo saputo poi, l'ha messa a frutto comunque.
Cappuccino e torrone non si negano nemmeno ad uno così. Digiunare, digiunerà un'altra volta.

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