lunedì 7 maggio 2012

9 maggio 2012: c'è chi sta coi Monti... e chi sta nelle piazze.

Ci risiamo! Lo spread torna a salire, nuovo crollo delle borse, il debito pubblico continua ad aumentare e torna all’ordine del giorno la caduta della zona euro. Il sistema capitalista continua mostrare tutte le sue contraddizioni e ogni tentativo di arginare la crisi e invertire la rotta riesce al massimo a “far rifiatare i mercati” per periodi sempre più brevi, ma quando i nodi tornano al pettine quelle stesse contraddizioni sono acuite perché i soldi pubblici sono sempre meno, i servizi già privatizzati, i diritti dei lavoratori già calpestati e sarà sempre più difficile corrispondere gli interessi del debito e salvare quindi le banche e il capitale finanziario.
In Italia oggi ci ritroviamo il governo Monti, proprio uno dei principali protagonisti della crisi del sistema capitalista con il suo seguito di tecnici, professoroni e banchieri e cos’altro ci potremmo aspettare da questi signori se non ancora una volta la stessa ricetta per salvare il loro sistema: sacrifici, sacrifici e sacrifici!
Ma sono anni che facciamo sacrifici. Sono anni che in nome della flessibilità siamo diventati tutti precari, con contratti da fame, perennemente ricattati, che i cosiddetti lavoratori garantiti vengono privati dei loro diritti, del loro salario, in cassa integrazione o licenziati. Da anni ormai gli immigrati sono al livello della schiavitù, mentre ancora c'è chi pensa che siano proprio questi il problema, incapaci di guardare oltre il proprio naso.
Sono anni ormai che i servizi, pagati con i nostri salari, con i nostri soldi, sono svenduti e tagliati. E questo vuol dire meno istruzione per i nostri figli, meno sanità, bollette più alte di acqua, luce e gas.
Dopo l’innalzamento dell’età pensionabile alla quale si arriverà solo con 44 anni di contributi, l’aumento dell’IVA e dei carburanti che fanno schizzare alle stelle il prezzo di ogni bene, l’introduzione dell’IMU e l’aumento dell’IRPEF regionale, il governo Monti continua il suo attacco contro i lavoratori e i ceti popolari.
Ora siamo alla controriforma del mercato del lavoro e con la nomina del nuovo “super tecnico” Enrico Bondi sono ormai alle porte nuovi pesantissimi tagli alla scuola, all’università, alla sanità e al trasporto pubblico, e quindi ancora sacrifici.
Ma sacrificarci per che cosa? Per salvare un sistema economico e politico che ci ha ridotto in questo stato? Per salvare le banche? Per salvare un sistema che solo in Italia fa tre morti sul lavoro al giorno? Che sta distruggendo l'ambiente con l'inquinamento e le grandi ed inutili opere come la TAV, buone solo ad arricchire i soliti noti? Per salvare i profitti dei padroni che continuano a lucrare e guadagnare sulle spalle dei lavoratori?
No, noi non ci arruoliamo, noi non siamo responsabili, non ci sentiamo “sulla stessa barca” di chi guadagna in un solo mese o in un giorno quanto un operaio in un anno, rifiutiamo questa logica che ci impone come ineluttabile questo sistema e tutto ciò che si porta dietro.
La nostra responsabilità deve essere quella di cambiare questo infame sistema, di immaginare e costruire un mondo diverso, di praticare la solidarietà concreta ed il mutuo soccorso, costruendo relazioni e rapporti sociali non basati sullo sfruttamento dell'uomo e dell'ambiente.
Di dire con forza che non è possibile che i responsabili e gli approfittatori di questa crisi continuino a spremerci fino all'ultima goccia, di non cadere nel loro tranello che vorrebbe di volta in volta farci discutere di ogni singolo provvedimento come se questi non fossero parte di un disegno generale e in tal senso riaffermare la nostra autonomia di dibattito e di lotta.
Dobbiamo riuscire a contrastare e combattere quella cultura di rassegnazione e sacrificio secondo la quale noi lavoratori ci dovremmo sentir rincuorati nel sapere che in fondo c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi e rinfrancati nel veder togliere quei pochi diritti a chi ancora poteva “vantarne” qualcuno in una corsa al ribasso senza fermate: la mobilità, la cassa integrazione, l’articolo 18, il contratto nazionale, il posto fisso - solo per fare alcuni esempi - non sono privilegi ma conquiste e difenderle vuol dire iniziare sin da subito a lottare per la loro estensione.
Iniziamo anche noi a guardare verso l’alto: vogliamo il pane, ma anche le rose!

E per questo mercoledì 9 maggio in occasione della presenza di Monti a Firenze saremo in piazza dell’Unità alle ore 17.30 a fianco dei lavoratori in lotta, degli studenti che difendono quel che resta della scuola pubblica, dei pensionati, di tutti coloro che subiscono questa crisi e che di chinare la testa non ne possono più!

Centro Popolare Autogestito fi-sud

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