lunedì 24 settembre 2012

Contro l'imperialismo, no alla guerra in Siria





Venerdì 28 settembre
Ore 20.30 cena popolare.
Ore 21.30 iniziativa di analisi e dibattito sulla guerra in Siria.
Interverrà Bahar Kimyongür, autore del libro Syriana, la conquête continue.

Bahar Kimyongür - Il terrorismo antisiriano ed i suoi collegamenti internazionali

Invitiamo a partecipare a quest’incontro tutti coloro che credono sia importante opporsi all'ennesima aggressione militare da parte dell'Occidente.


Quest'iniziativa rappresenta infatti non solo un momento puramente informativo, ma un primo passaggio della mobilitazione in città contro la guerra di aggressione che si profila in Siria. L'escalation militare in Siria non ha sicuramente raggiunto il culmine, ma in questi mesi abbiamo comunque assistito a passaggi sostanziali da parte dell'imperialismo statunitense e degli stati europei coadiuvati dall'aiuto tutt'altro che disinteressato di Israele, della Turchia e dello petromonarchie. Ancora una volta la difesa dei diritti umani e dei civili dalla feroce repressione del "dittatore" di turno sono la scusa perfetta per muovere i primi passi verso una nuova guerra umanitaria. Sin dall'inizio l'Esercito Libero Siriano è stato armato, finanziato e addestrato con il fine di destabilizzare la regione e rovesciare il governo siriano, conquistando posizioni con attacchi spesso pianificati dalle informazioni di intelligence e con il supporto diretto di comandanti e generali NATO, macchiandosi anch'esso di massacri e esecuzioni, come hanno dovuto ammettere con colpevole ritardo anche alcune organizzazioni per i diritti umani che fino a quel momento avevano addossato ogni responsabilità delle violenze sulle forze governative. E diciamo questo senza negare le responsabilità passate e presenti del regime siriano, le sue politiche di repressione come l'esistenza anche di un'opposizione popolare che è stata di fatto stritolata tra il regime e le forze finanziate dall'occidente, dalla Turchia, dove si trovano vari campi di addestramento dei "ribelli" siriani, e dalla petromonarchie. Non sono bastati ad Assad il tradimento dei kurdi di Turchia e le parziali liberalizzazioni avviate con il consenso capitalista, per risparmiarsi l'attacco imperialista in una fase di crisi e di ridefinizione degli interessi del capitale. Hanno evidentemente pesato di più gli appoggi ad Hezbollah e la politica di opposizione ad Israele.

E' un quadro infatti in cui va tenuto conto anche delle tensioni esistenti a livello globale tra i blocchi imperialisti e che inevitabilmente si riflettono nel contesto siriano. Le differenti scelte strategiche tra Usa-UE e stati come Russia e Cina ed il blocco dei paesi non allineati, riflettono la divergenza tra interessi economici e politici nella gestione dell'area. Gli attori in campo sono quindi molteplici, le posizioni diversificate anche all'interno degli stessi schieramenti e lo scontro tutt'altro che circoscritto dai confini siriani. La posta in gioco è alta e molto difficile risulta cercare di prevedere eventuali accelerazioni. Quello che è sicuro è che le proposte, le soluzioni e le azioni che in prospettiva determineranno lo scontro armato in Siria sono espressione di interessi imperialistici e quindi di esclusivo utilizzo capitalistico.

Proprio per questo come studenti e lavoratori non possiamo rinunciare a dire la nostra, a schierarci contro l'imperialismo, a fianco di quei popoli che in nome del profitto e del capitale non ricevono che morte, distruzione e sfruttamento. Dobbiamo farlo rompendo il muro di informazione dei media mainstream che ha di fatto l'obiettivo di giustificare una futura guerra ed indebolire una qualsiasi mobilitazione contro di essa. Dobbiamo farlo anzitutto puntando il dito contro l'imperialismo di casa nostra, la sua partecipazione alla guerra con esercito e servitù militari, tenendo ben presente ciò che significa vivere e lottare all'interno dei confini di uno stato in guerra, pronto a calpestare ogni diritto, devastare interi territori, distruggere le esistenze di milioni di lavoratori e studenti, tagliare ogni spesa sociale mantenendo inalterate sen non aumentando quelle militari per assicurarsi un ruolo di primo piano nella competizione europea e globale.
   
Centro Popolare Autogestito Fi-Sud


Bahar Kimyongür, nato il 28 aprile 1974 a Berchem-Sainte-Agathe, membro di una famiglia proveniente dalla Turchia, è un attivista politico belga, ed ha militato nel Partito del lavoro del Belgio, una formazione politica marxista-leninista.
Suo padre, un Turco della minoranza alawita araba, era arrivato in Belgio per lavorare come minatore nelle miniere di carbone di La Louvière, sua madre era una lavoratrice stagionale nelle piantagioni di cotone.
Bahar Kimyongür si è diplomato in archeologia e storia dell’arte presso l’Università libera di Bruxelles.
Bahar Kimyongür è stato oggetto dell’interesse dei mezzi di comunicazione a seguito di un procedimento giudiziario che lo ha visto protagonista, per essere uno dei primi imputati perseguiti secondo la legislazione anti-terrorismo. In buona sostanza, veniva accusato di terrorismo per avere tradotto dal turco in francese dei comunicati diffusi dal DHKP-C, un’organizzazione rivoluzionaria turca considerata come terrorista dallo Stato turco ed inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche dall’Unione europea in seguito agli avvenimenti dell’11 settembre.

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