In piena "crisi dei missili" il 27 ottobre del 1962 la Camera del Lavoro
di Milano organizzò, come in tante altre città italiane, una grande
manifestazione di protesta contro l'aggressione imperialista degli Stati
Uniti a Cuba. Dopo il discorso del Segretario della CGIL si formò un
corteo che sfilò per le vie del centro storico milanese. I manifestanti
alzavano cartelli e striscioni, scandivano parole d'ordine e canzoni
politiche: "Indipendenza per Cuba", "Cuba sì, yankee no", "Pace, Pace",
"Disarmo", "Fuori le basi nordamericane"... Dopo l'arrivo del corteo in
Piazza del Duomo,il Comando della Polizia dette l'ordine di disperdere i
manifestanti pacifisti. Il Terzo Battaglione della Celere, corpo
speciale di intervento anti-manifestazioni giunto appositamente da
Padova, iniziò i caroselli con le jeep. Le camionette cariche di
poliziotti si gettarono deliberatamente contro la testa del corteo,
investendo lo studente Giovanni Ardizzone (davanti all'antica Loggia dei
Mercanti, di fronte al Duomo di Milano) e poco dopo altri due
manifestanti: il muratore Nicola Giardino di 38 anni, e l'operaio Luigi
Scalmana di 57 anni. Giovanni Ardizzone morì nello stesso pomeriggio in
ospedale.
Nessuna distanza riuscirà a separare i cuori di chi lotta contro un sistema che fa dell'ingiustizia sociale la sua bandiera, utilizzando tutte le armi a sua disposizione per frenare la possibilità che gli sfruttati prendano possesso della propria capacità di cambiare le cose. Queste armi sono l'oblio della memoria, il revisionismo, le divisioni interne e la repressione in tutte le sue forme, ma tutto ciò non basta. La forza di chi è sfruttato a liberarsi dalle catene è così grande da spingere lo Stato ad utilizzare qualsiasi strumento a sua disposizione... ecco quindi il momento in cui i fascisti rialzano la testa prepotentemente, riprendendo il potere, uccidendo e dividendo.
Dimenticare ciò che è successo a Giovanni, a Carlo, a Dax, e a tanti altri compagni sarebbe un delitto tanto quanto accettare lo sfruttamento e la precarietà, tanto quanto la rassegnazione e l'accettazione del male di questo Sistema.
Nessuna distanza riuscirà a separare i cuori di chi lotta contro un sistema che fa dell'ingiustizia sociale la sua bandiera, utilizzando tutte le armi a sua disposizione per frenare la possibilità che gli sfruttati prendano possesso della propria capacità di cambiare le cose. Queste armi sono l'oblio della memoria, il revisionismo, le divisioni interne e la repressione in tutte le sue forme, ma tutto ciò non basta. La forza di chi è sfruttato a liberarsi dalle catene è così grande da spingere lo Stato ad utilizzare qualsiasi strumento a sua disposizione... ecco quindi il momento in cui i fascisti rialzano la testa prepotentemente, riprendendo il potere, uccidendo e dividendo.
Dimenticare ciò che è successo a Giovanni, a Carlo, a Dax, e a tanti altri compagni sarebbe un delitto tanto quanto accettare lo sfruttamento e la precarietà, tanto quanto la rassegnazione e l'accettazione del male di questo Sistema.
Sabato 27 ottobre tutti a Milano
alla manifestazione nazionale in ricordo di Giovanni Ardizzone
alla manifestazione nazionale in ricordo di Giovanni Ardizzone
Circolo 26 Julio Italia-Cuba, CPAFiSud, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
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