Non conosciamo ancora le motivazioni della sentenza che porta alla prescrizione del reato contestato per il riconoscimento delle attenuanti, previste dal nostro ordinamento, per tutti e tredici i condannati nel processo per i fatti del 13 maggio 99.
Potremmo definire tutto questo una sorta di “macchine indietro” da parte dell'apparato repressivo nei confronti dei manifestanti, un passo indietro nella volontà punitiva dello stato, essenza stessa del processo politico. Ma questo non può bastare e non ci è sufficiente.
Sicuramente un nostro riconoscimento sincero va alla solidarietà manifestata da tanti, ed a coloro che si sono esposti e hanno fatto propria la costruzione della solidarietà, stanando quella indifferenza o paura che ha contraddistinto negli ultimi anni le reazioni davanti agli attacchi repressivi e a questo processo.
Ma, aspettando comunque le motivazioni della sentenza, niente è cambiato nella sostanza della sentenza di primo grado. I manifestanti sono riconosciuti colpevoli del reato di resistenza.
I veri colpevoli di quelle cariche, dei pestaggi, dei feriti, gli stessi colpevoli della guerra nella ex-Jugoslavia, sono anche stavolta rimasti impuniti.
Non cambia la costruzione dei fatti, la scarsa attendibilità dei testimoni a difesa, mentre rimane invariata la ricostruzione e la campagna successiva orchestrata da questura e procura.
Questo vorremmo che a tutti rimanesse ben chiaro. Non è stato un fatto un passo indietro su questo. La guerra e le conseguenze sul livello repressivo interno rimangono l'elemento cardine di questo processo. Le tanto declamate giustizia e legalità non hanno “trionfato” neanche stavolta. Semplice casualità o condizione strutturale di questo sistema?
Ci preme che quanto è maturato nella solidarietà non vada disperso con la fine di questo processo. Che questa sia sempre e comunque presente davanti ai processi e alle denunce degli studenti, alle angherie dei loro presidi che assumono il ruolo di agenti investigativi operando vergognose pressioni nei loro confronti; a coloro che per l'antifascismo verranno processati nei giorni a venire; a tutti/e coloro che si opporranno nella pratica ai divieti di piazze e strade rivendicando il loro pieno diritto a manifestare; a coloro che solo perchè immigrati vengono rinchiusi per mesi.
Certo festeggeremo, ma nel bene o nel male non dimenticheremo niente.
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