venerdì 25 febbraio 2011

Per Abel

Abel.
Che ha insegnato l'arabo al CPAFiSud.
Che alle Tre Giorni di maggio il tè, con il vassoio e la teiera suoi di famiglia da generazioni.
Che il lavoro come e più di tutti.
Che lui marocchino non ci credeva nessuno col toscano perfetto che parlava.
Che macché Marocco e Marocco ma che mi pigli in giro e gli toccava tirar tranquillo fuori i documenti.
Che dove ho imparato la lingua così bene? Gli è che quando c'è l'acqua alta va a finire che t'arràmpichi anche su pe' muri lisci.
Che alla solita gli ha fatto lo sgambetto per più di un anno prima che quella vincesse come sempre.
Che eravamo a decine a salutarlo con quelli che passavano a dire che doveva essere qualcuno d'importante davvero.
Che nel complesso sto benissimo solo a volte gli scritti mi si confondono davanti agli occhi.
Fino a quel ventiquattro febbraio, fino allo Scritto che mai non si confonde.

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