"Era proprio il sette di agosto del 1944, e io dovevo accompagnare proprio qui al distretto Francesco Leone, che era allora il comandante della nostra brigata. E detta così pare nulla, ma eravamo dall'altra parte di Firenze, di una Firenze deserta che aspettava il passaggio del fronte, e girare per le strade insieme ad un uomo, con i rastrellamenti e tutto, non era poca cosa.
Ad un certo punto ci trovammo nella necessità di dover attraversare l'Arno, e né io né lui si sapeva nuotare. Era estate, e ci riuscì di trovare, verso la zona dell'Indiano, un punto dove si poteva cercare di passare a guado. E mentre stavamo passando, proprio un carro tedesco che passava dalla strada sull'argine ci vide, e cominciò a tirare. Piovevano proiettili come se fossero datteri... Ci riuscì di attraversare, e ci buttammo sulla riva, in un campo di pomodori, dove dovemmo rimanere ancora nascosti perché una cicogna ci aveva visti, e non si capiva bene che intenzioni avesse...
Ci riuscì alla fine di arrivare qui, in Piazza Santo Spirito. E la trovammo piena di partigiani, con i fazzoletti rossi al collo. Ed era una cosa che allargava il cuore, vederli. Solo che ci accorgemmo che le facce non erano propriamente allegre, anzi. Eppure, era gente che era appena arrivata a Firenze per liberarla.
Qualcuno poi ci disse che proprio mezz'ora prima, in questo punto preciso, era stato colpito Potente. Era quello il motivo per cui non erano allegri per nulla, nonostante le pene fossero vicine alla fine.
Io ora posso soltanto dire che eravamo giovani e pieni di speranze. E che di queste speranze, se ne sono avverate davvero poche. E ai miei compagni partigiani mandare un grande abbraccio, ovunque essi siano".
Maria Francovich
Ad un certo punto ci trovammo nella necessità di dover attraversare l'Arno, e né io né lui si sapeva nuotare. Era estate, e ci riuscì di trovare, verso la zona dell'Indiano, un punto dove si poteva cercare di passare a guado. E mentre stavamo passando, proprio un carro tedesco che passava dalla strada sull'argine ci vide, e cominciò a tirare. Piovevano proiettili come se fossero datteri... Ci riuscì di attraversare, e ci buttammo sulla riva, in un campo di pomodori, dove dovemmo rimanere ancora nascosti perché una cicogna ci aveva visti, e non si capiva bene che intenzioni avesse...
Ci riuscì alla fine di arrivare qui, in Piazza Santo Spirito. E la trovammo piena di partigiani, con i fazzoletti rossi al collo. Ed era una cosa che allargava il cuore, vederli. Solo che ci accorgemmo che le facce non erano propriamente allegre, anzi. Eppure, era gente che era appena arrivata a Firenze per liberarla.
Qualcuno poi ci disse che proprio mezz'ora prima, in questo punto preciso, era stato colpito Potente. Era quello il motivo per cui non erano allegri per nulla, nonostante le pene fossero vicine alla fine.
Io ora posso soltanto dire che eravamo giovani e pieni di speranze. E che di queste speranze, se ne sono avverate davvero poche. E ai miei compagni partigiani mandare un grande abbraccio, ovunque essi siano".
Maria Francovich
Con i saluti di Teresa Mattei ed il ricordo di Enio "Foco" Sardelli, Luigi "Gigiarma" Casini ed Enrico Signori, che idearono e contribuirono alla realizzazione delle prime edizioni di un 25 aprile celebrato ed organizzato dal basso, il corteo ha portato come ogni anno il proprio omaggio ai caduti di piazza Tasso, in una giornata chiusa dai concerti in Santo Spirito.
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