(Karl Marx)
Giovedí 19 luglio al CPAFiSud
ore 19.30 aperitivo
ore 20.30 cena popolare
ore 21.30 presentazione con la presenza dell'autore di Cogliere l'occasione. Genova 2001, Genova 2011 di Emilio Quadrelli, edizioni Quaderni di politica e classe.
Il 13 luglio ci sarà a Roma la sentenza definitiva
della Cassazione per i 10 compagni e compagne imputati e condannati per
le giornate di Genova 2001.
Il processo di appello si è concluso con pene pesantissime, da 15 anni a 6 anni, per il reato di devastazione e saccheggio, e tutte le persone coinvolte rischiano di finire in galera.
Undici anni fa, dal 19 al 21 luglio 2001, 300.000 persone manifestarono contro il G8 a Genova, in migliaia e migliaia infransero la vetrina mediatica che gli 8 grandi della Terra usavano costruirsi ogni anno, si riversarono nelle strade e nei carrugi, si scontrarono con le forze dell'ordine poste a difesa della zona rossa dove si riunivano le delegazioni internazionali, mettendo in crisi la gestione politica di quelle giornate, mostrando al mondo la volontà di ribellarsi ad un sistema fondato sul dominio e sullo sfruttamento. Una volontà di rivolta che mise in crisi anche i tanti settori organizzati che parteciparono a quelle giornate, travolti anch'essi dalla durezza dello scontro, fuori da ogni precedente concertazione, incapaci di coglierne allora tutto il significato politico che anche il sistema e lo stato ne stavano dando. E nelle giornate successive tanti furono i distinguo e le prese di distanza, le divisioni forzose in "buoni" e "cattivi", che favorirono proprio la gestione politica che lo stato aveva dato e stava dando di quelle giornate.
Il sistema mise in campo infatti, fin nella preparazione delle manifestazioni, una gestione tutta improntata alla repressione, nella necessità allora di dare una risposta adeguata ad un movimento internazionale di opposizione al capitale che, pur in tante forme e con tante contraddizioni, stava crescendo e si stava imponendo.
Nelle strade e nelle piazze pestaggi e cariche indiscriminate, accanimento contro i compagni fermati, poi il massacro della scuola Diaz e le torture di Bolzaneto, tragico epilogo di giornate cariche di una rabbia che comunque lo stato non era riuscito a contenere ed imbrigliare.
Le conseguenze di quelle giornate furono però anche cariche di dolore: dolore per morte di Carlo, per i tanti compagni e compagne fermati e picchiati, per come un'intera generazione di giovani militanti venne irrimediabilmente segnata da quanto successo. E, come detto, non furono certo di aiuto le tante prese di posizione di settori di movimento, più ansiosi di prendere le distanze dai cosiddetti black block, che di dare una risposta forte ai pestaggi ed alle torture, ad una gestione politica del G8 che vedeva coinvolti governo di centrodestra con il buon Fini in regia di comando proprio a Genova, e centrosinistra, che ha cogestito le giornate di Genova rifiutandone negli anni anche solo una discussione aperta.
Settori di movimento che, di conseguenza, sono anche responsabili della solitudine in cui sono rimaste le persone coinvolte nei processi per il G8, accusate appunto del reato di fascista provenienza di devastazione e saccheggio, reato che fino ad allora mai era stato utilizzato per reati di piazza legati a manifestazioni, e che tanti benpensanti pensavano non sarebbe riemerso dalle pieghe dell'ordinamento penale italiano. Ma, come è ovvio, questo è l'armamentario di difesa dello stato e del capitale quando si sente minacciato e non fa certo fatica a ritirarlo fuori e ad aggiornarlo.
Non saranno certo le condanne e la interdizione dai pubblici uffici per 5 anni di alcuni tra i massimi vertici della polizia, come il responsabile della mobile di Firenze Filippo Ferri o l'ex questore Luperi, a darci giustizia, la famosa giustizia per Genova, quella verità che le aule di nessun tribunale o sala cinematografica potrà restituirci. Come non saranno le sospensioni di qualche pedina, sebbene importante, che modificheranno il piano repressivo. Ne è prova tangibile la totale copertura che in questi anni ha contraddistinto l'azione delle forze politiche e degli organi di polizia nei confronti dei massacratori di Genova, gli avanzamenti di carriera e promozioni come per l'allora capo della polizia De Gennaro addirittura nominato sottosegretario del governo Monti! Vedremo quale sarà il prezzo da pagare per questa piccola soddisfazione: non ci stupiremmo se questo sarà la conferma delle condanne da parte della Cassazione nei confronti dei compagni/e sotto processo per i fatti di Genova.
Undici anni dopo abbiamo visto come l'effimero benessere dell'Occidente si è infranto di fronte ad una crisi che mostra tutta l'incapacità della gestione capitalista del mondo, abbiamo visto come tanti dei motivi che portarono a Genova centinaia di migliaia di persone fossero giusti e motivati.
E stiamo vedendo come anche oggi, per alcuni aspetti anche con più durezza, lo stato risponde a chi cerca di opporsi alle politiche di attacco alle condizioni materiali dei proletari, dai tagli alle pensioni, agli stipendi ed allo stato sociale, licenziamenti e spending review e tutto ciò che il sistema sta imponendo nel disperato tentativo di mantenersi: cariche ai lavoratori in sciopero, agli studenti che lottano per il diritto allo studio, imposizione con la forza militare ad un'intera valle delle scelte di devastazione ambientale in nome dell'Alta Velocità; e poi arresti, tanti arresti, e denunce per tutti coloro che non accettano tutto ciò e si pongono fuori dalle compatibilità, sempre più strette, imposte dal sistema. E proprio in questo clima si concluderà il processo ai manifestanti di Genova; perchè questo processo che materialmente colpisce solo dieci persone, vede tutti noi come imputati, tutti coloro che a Genova come in ogni altra parte, cercano di opporsi ad un modello capace solo di dare sfruttamento e repressione.
Noi non prendemmo le distanze e non facemmo distinguo allora, continuando a lottare e costruire opposizione, e tanto meno lo facciamo adesso, perchè continuiamo a pensare che Genova 2001 è stata anche nostra!
Solidarietà a tutti i compagni coinvolti!
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
Il processo di appello si è concluso con pene pesantissime, da 15 anni a 6 anni, per il reato di devastazione e saccheggio, e tutte le persone coinvolte rischiano di finire in galera.
Undici anni fa, dal 19 al 21 luglio 2001, 300.000 persone manifestarono contro il G8 a Genova, in migliaia e migliaia infransero la vetrina mediatica che gli 8 grandi della Terra usavano costruirsi ogni anno, si riversarono nelle strade e nei carrugi, si scontrarono con le forze dell'ordine poste a difesa della zona rossa dove si riunivano le delegazioni internazionali, mettendo in crisi la gestione politica di quelle giornate, mostrando al mondo la volontà di ribellarsi ad un sistema fondato sul dominio e sullo sfruttamento. Una volontà di rivolta che mise in crisi anche i tanti settori organizzati che parteciparono a quelle giornate, travolti anch'essi dalla durezza dello scontro, fuori da ogni precedente concertazione, incapaci di coglierne allora tutto il significato politico che anche il sistema e lo stato ne stavano dando. E nelle giornate successive tanti furono i distinguo e le prese di distanza, le divisioni forzose in "buoni" e "cattivi", che favorirono proprio la gestione politica che lo stato aveva dato e stava dando di quelle giornate.
Il sistema mise in campo infatti, fin nella preparazione delle manifestazioni, una gestione tutta improntata alla repressione, nella necessità allora di dare una risposta adeguata ad un movimento internazionale di opposizione al capitale che, pur in tante forme e con tante contraddizioni, stava crescendo e si stava imponendo.
Nelle strade e nelle piazze pestaggi e cariche indiscriminate, accanimento contro i compagni fermati, poi il massacro della scuola Diaz e le torture di Bolzaneto, tragico epilogo di giornate cariche di una rabbia che comunque lo stato non era riuscito a contenere ed imbrigliare.
Le conseguenze di quelle giornate furono però anche cariche di dolore: dolore per morte di Carlo, per i tanti compagni e compagne fermati e picchiati, per come un'intera generazione di giovani militanti venne irrimediabilmente segnata da quanto successo. E, come detto, non furono certo di aiuto le tante prese di posizione di settori di movimento, più ansiosi di prendere le distanze dai cosiddetti black block, che di dare una risposta forte ai pestaggi ed alle torture, ad una gestione politica del G8 che vedeva coinvolti governo di centrodestra con il buon Fini in regia di comando proprio a Genova, e centrosinistra, che ha cogestito le giornate di Genova rifiutandone negli anni anche solo una discussione aperta.
Settori di movimento che, di conseguenza, sono anche responsabili della solitudine in cui sono rimaste le persone coinvolte nei processi per il G8, accusate appunto del reato di fascista provenienza di devastazione e saccheggio, reato che fino ad allora mai era stato utilizzato per reati di piazza legati a manifestazioni, e che tanti benpensanti pensavano non sarebbe riemerso dalle pieghe dell'ordinamento penale italiano. Ma, come è ovvio, questo è l'armamentario di difesa dello stato e del capitale quando si sente minacciato e non fa certo fatica a ritirarlo fuori e ad aggiornarlo.
Non saranno certo le condanne e la interdizione dai pubblici uffici per 5 anni di alcuni tra i massimi vertici della polizia, come il responsabile della mobile di Firenze Filippo Ferri o l'ex questore Luperi, a darci giustizia, la famosa giustizia per Genova, quella verità che le aule di nessun tribunale o sala cinematografica potrà restituirci. Come non saranno le sospensioni di qualche pedina, sebbene importante, che modificheranno il piano repressivo. Ne è prova tangibile la totale copertura che in questi anni ha contraddistinto l'azione delle forze politiche e degli organi di polizia nei confronti dei massacratori di Genova, gli avanzamenti di carriera e promozioni come per l'allora capo della polizia De Gennaro addirittura nominato sottosegretario del governo Monti! Vedremo quale sarà il prezzo da pagare per questa piccola soddisfazione: non ci stupiremmo se questo sarà la conferma delle condanne da parte della Cassazione nei confronti dei compagni/e sotto processo per i fatti di Genova.
Undici anni dopo abbiamo visto come l'effimero benessere dell'Occidente si è infranto di fronte ad una crisi che mostra tutta l'incapacità della gestione capitalista del mondo, abbiamo visto come tanti dei motivi che portarono a Genova centinaia di migliaia di persone fossero giusti e motivati.
E stiamo vedendo come anche oggi, per alcuni aspetti anche con più durezza, lo stato risponde a chi cerca di opporsi alle politiche di attacco alle condizioni materiali dei proletari, dai tagli alle pensioni, agli stipendi ed allo stato sociale, licenziamenti e spending review e tutto ciò che il sistema sta imponendo nel disperato tentativo di mantenersi: cariche ai lavoratori in sciopero, agli studenti che lottano per il diritto allo studio, imposizione con la forza militare ad un'intera valle delle scelte di devastazione ambientale in nome dell'Alta Velocità; e poi arresti, tanti arresti, e denunce per tutti coloro che non accettano tutto ciò e si pongono fuori dalle compatibilità, sempre più strette, imposte dal sistema. E proprio in questo clima si concluderà il processo ai manifestanti di Genova; perchè questo processo che materialmente colpisce solo dieci persone, vede tutti noi come imputati, tutti coloro che a Genova come in ogni altra parte, cercano di opporsi ad un modello capace solo di dare sfruttamento e repressione.
Noi non prendemmo le distanze e non facemmo distinguo allora, continuando a lottare e costruire opposizione, e tanto meno lo facciamo adesso, perchè continuiamo a pensare che Genova 2001 è stata anche nostra!
Solidarietà a tutti i compagni coinvolti!
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
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